Seguendo le orme della storia in mezzo alla neve

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E rieccoci nuovamente dopo una breve pausa. No no ho preso una pausa di riflessione su questo progetto e solo che la pausa di riflessione se la è presa il sole in questi mesi. E meno male che con il nuovo anno avevo augurato …
Panorama dal parcheggio

L’occasione di passare un nuovo weekend in natura mi ha dato la possibilità di ritornare a calpestare le nevi della val Saisera. E questa volta per scoprirne il lato storico che si nasconde sotto la bianca coltre di neve. Ma prima di indossare ciaspe e zaini bisogna trovare il punto di ritrovo e aspettare tutte le persona che seguiranno le guide in questa esperienza. Persone che ormai si rincontrano con molto piacere e spesso in queste camminate.

Pronti alla partenza

La prima giornata è dedicata alla parte storica della valle. Una storia recente e che parla di guerra. La valle infatti ha visto fronte porsi Italiani e Austriaci durante la prima grande guerra e queste traccie sono giunte a noi come le trincee e le varie grotte scavate nelle roccie che venivano usate come depositi. Le abbondati nevicate di questi giorni però hanno coperto questi segni con circa 2 metri di neve. Questo ci da l’idea di quali possano essere state, per i militari dell’epoca, le condizioni in cui vivevano per difendere i propri confini.

Il fedele Baldo
Entrando nel sasso bucato
La stufa di villa Anna

In questa parte oltre che da Franco siamo accompagnati da Giorgio, studioso della della prima guerra mondiale, e da Davide, presidente del CAI di Tarvisio, che hanno collaborato entrambi a creare il parco tematico della grande guerra in val Saisera. Il sole ci ha già lasciato da un pezzo e ormai continuiamo con le lampade frontali ad esplorare le grotte e cunicoli che erano usati come magazzini per le mitragliatrici e le luci. Arriviamo cosi al “sasso bucato”, una postazione difensiva scavata nella roccia con diverse feritoie e lo attraversiamo  per arrivare a “villa Anna”, un capanno adibito a bivacco, dove ci fermiamo per una breve sosta ristoratrice riscaldandoci con un buon brulè.

Casa Alpina

E tempo di rientrare, sopra di noi ammiriamo il cielo stellato mentre la luna piena cerca di fare capolino attraverso le montagne e le nubi che si stanno addensando. Ma la cena chiama e non c’è il tempo di fermarsi per scattare un paio di foto a questo suggestivo paesaggio notturno.

Coniglietto

Ceniamo e passiamo la notte presso la accogliente e calda casa Alpina di Valbruna, e dopo un po’ di chiacchiere e tempo di entrare nei sacchi a pelo per un po’ di meritato riposo. Al mattino scopriamo che forse abbiamo avuto come ospite in camera il grazioso coniglietto del locate che si era nascosto sotto i nostri letti. La brutta sorpresa invece è stata la pioggia. Un rapido sguardo alle previsioni non ci fanno ben sperare. Cerchiamo un po’ di alternative per non annullare la seconda giornata. L’idea è quella di salire in ovovia fino al santuario del Lussari e scendere per il sentiero del pellegrino. Ma ci viene sconsigliato per i 3 metri di neve in cima, e poi 10€ per la sola salita ci sembrano un po’ eccessivi. Optiamo per salire al rifugio fratelli Grego.

Costeggiando il recinto della polverira

Ciaspolando sulla vallata non si ha la sensazione di quanta neve sia caduta in questi giorni. Questo anche per la mancanza di un punto di riferimento visivo. Ma costeggiando la vecchia polveriera ci siamo resi conto di camminare sopra almeno 2 metri di neve. Riferimenti che non sono mancati anche al parcheggio che non è stato mai spalato causa dei alberi caduti sulla strada che verranno rimossi probabilmente in primavere. Vedere la neve che arriva ai cartelli è notevole. La mente mi riporta indietro di molti anni a quando si giocava sulla neve in montagna e i muri di neve creati dalle frese arrivavano alla mia altezza ma all’epoca eravamo decisamente un po’ più bassi.

Alberi caduti nella neve

La pioggia continua imperterrita e tratti anche più forte, ma noi andiamo avanti imperterriti. Entrati nel bosco ci rendiamo conto di quali sono stati gli effetti delle copiose nevicate di questo periodo. Moltissimi alberi si sono piegati e spezzati sotto il peso della neve. Questo ci costringe ad alcune semplici acrobazie per superare gli ostacoli sulla strada e sul sentiero.

Un omaggio alla madonna

Oltre che dalla pioggia siamo anche accompagnati da diversi rombi che riecheggiano sulla vallata. Il suono delle slavine che si staccano dai pendii dei Jôf di Montasio, Jôf di Miezegnot o dei monti che circondano la vallata e inframezzato dai fragori dei tuoni. Il sentiero non ne ripido ne sotto dei pendii quindi proseguiamo in tutta sicurezza fino al rifugio dove troviamo un po’ di riparo nell’antro. Purtroppo, nonostante non siamo i soli su questo sentiero il rifugio è chiuso e con lui si chiude anche la speranza di una buona zuppa calda magari assaporata vicino a una stufa o davanti a caminetto.

Io sopra oltre 2 metri di neve

Riscendiamo, e questa volta seguiamo tutto il sentiero per fare prima, anche perché la pioggia si sta facendo sentire attraverso i vestiti e iniziamo ad essere un po’ zuppi. Tempo di un po di foto di rito sopra la neve e via verso una cioccolata calda con meritata fetta di torta e dato che ci siamo ne approfittiamo per cambiarci un po’ i vestiti con i ricambi che abbiamo lasciato in auto all’asciutto.
E stato di sicuro un fine settimana molto variegato, oltre che alla natura che ci circondava abbiamo anche conosciuto la recente storia di questa valle e della popolazione che la abita. Certo la pioggia ci ha rovinato l’entusiasmo nella giornata di domenica, ma un po’ di insana avventura può servire per farci apprezzare ancora di più un buon bagno caldo nel relax di casa, magari la prossima volta che le previsioni sono cosi incerte programmare una sauna da qualche parte non sarebbe sta cattiva idea
Una noticina tecnica di merito la spezzo anche a favore del mio Nexus 5 che mi ha premesso di scattare le foto del secondo giorno prendendosi la pioggia al posto della macchina fotografica.

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Ringraziamenti
– A tutti i partecipanti a questo fine settimana in natura
– A Franco Polo per l’organizzazione
– A Giorgio e Davide per averci fatto da guida nel percorso storico
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