Le trincee del monte santo (Sveta Gora)

Il santuario visto da Solkan
Spesso quando penso alla storia non solo penso a storie di tempi passati, ma immagino che anche i luoghi in cui questi fatti siano ambientati siano posti lontani, remoti come gli anni che ci separano dai eventi. Ovviamente non è cosi, in quanto la “terra” che calpestiamo ogni giorno è potenzialmente intrisa di eventi storici. Ci sono poi luoghi dove la storia è stata protagonista. Uno di questo è il Monte Santo (Sveta Gora in sloveno) dove un luogo di fede e pellegrinaggio è stato testimone dei aspri combattimenti avvenuti nella prima guerra mondiale.
L’Isonzo e la pianura isontina
Il monte santo prende il suo nome dai vari avvistamenti della Madonna che si sono verificati nella storia. Nel 1544 venne costruita una chiesa, ma testimonianze del 1300 riportano già la presenza di una chiesa sulla cima del monte, e altre strutture per supporto ai numerosi pellegrini che avevano come meta questo luogo. Durante la Prima guerra mondiale il monte fu teatro di aspre battaglie per l’importanza strategia che ricopre la sua posizione insieme al monte Sabotino. Battaglie che hanno comportato la distruzione del Santuario situato sulla sua cima. Santuario che venne ricostruito nel immediato dopoguerra e tuttora gestito dai Francescani.
Quel che resta di una trincea
Ovviamente mi sono interessato alla storia di questo monte in occasione di una escursione con Franco Polo sui percorsi della grande guerra. Escursione che ci ha portato attraverso le trincee e le gallerie scavate sulla montagna e usate dai soldati.
Cunicolo
Entrando sulla galleria
All’interno della galleria
Il panorama di partenza è senza dubbio da mozzafiato, con un azzurissimo Isonzo che taglia il verde dei prati di questa tiepida primavera. Giusto un po’ di strada e si inizia a percorrere il bosco attraversando le varie linee di trincee e trovando molti cunicoli scavate sulla roccia. Gallerie che erano usate come rifugi durante i bombardamenti o come depositi. Ed è una di queste gallerie che attraversa l’intero monte che abbiamo attraversato armati di pazienza e attenzione.
La galleria è in salita e spesso ci si aiuta con le corde posizionate a lato. Molto spesso troviamo delle aperture utilizzate probabilmente come depositi, se non addirittura come ricoveri per i soldati.  Troviamo anche una vasca per la raccolta d’acqua che filtra tra le roccie.
Sbuchiamo dall’altro lato della montagna sotto la piazzola della statua di S.Francesco. Qui abbiamo anche l’occasione di iniziare ad ammirare un po’ di fioriture. 
Fioriture 
Tulipano
Ai alpini caduti

Dopo una pausa di ristoro proseguiamo fino al santuario per poi dirigerci verso il monte Vodice, Dove si trova il monumento ai Alpini caduti e il mausoleo del Generale Gonzaga. Anche qui troviamo diverse trincee e gallerie e decidiamo di percorrerle. Queste sono molto più facili da attraversare, e la nostra mascotte Dino questa volta sembra meno impaurita nel doverla attraversare.

Al mausoleo decidiamo di fare una breve sosta al sole, mentre sullo sfondo il santuario ci ricorda da dove siamo venuti e dove dobbiamo tornare. C’è ancora un po da camminare.
Qualche lucertola curiosa sbuca dai sassi del mausoleo, scatenando il panico di qualche persona con il terrore che possa finire dentro il proprio zaino.
Lucertola curiosa

Si è fatto un po tardi e ritorniamo verso il santuario per una fresca radler in compagnia prima di rientrare verso le auto.

Durante questa passeggiata abbiamo visto diversi cartelli che riportavano lo stato di devastazione di queste montagne durante la guerra. Devastazione che distrutto completamente la vegetazione e che la natura ha saputo nel corso dei anni sanare in parte da se e in parte da chi le aveva provocate. Ma rimangono ancora quei solchi, quelle gallerie e quei monumenti a ricordo delle vite che sono andate perse in questi monti.
Ringraziamenti
– Un grazie a Franco Polo e Giorgio per l’organizzazione e la spiegazione e a tutti i partecipanti a questa caminata
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3 commenti su “Le trincee del monte santo (Sveta Gora)”

  1. Sono meozionata per questo articolo. Il mio prozio Carrara Enrico Vittorio Emanuele, nato ad Amora Bassa di Aviatico, fante, morì il 14 maggio 1917 a 20 anni proprio mentre tentava di salire a conquistare il Santuario del MonteSanto. Altri suoi 3 fratelli morirono al fronte, mentre il quinto, uno dei "Ragazzi del '99" riusciì a ritornare a casa. Erano ragazzi di montagna, contadini delle valli bergamasche, gettati nell'inferno come fiume al vento. Io non salirò mai sul MonteSanto, ma vedere queste fotografie… vedere i luoghi dove quel giovane ragazzino ha camminato, ha tremato ed è Caduto… mi rende il cuore gonfio di dolore antico. Grazie.

    1. Il mio nonno tenente di 33 fanteria andò all assalto del Monte Santo. Riportai il racconto parola per parola. Fu tra i pochi che arrivò al convento. Ritornatono con battaglione decimato. Fi una strage. Nonno so commoveva quando lo raccontavano. Morì quasi centenario….ma per lui la guerra non finì mai

  2. Ricordo l’immagine di un fratello di mia nonna, Serafino Giorgetta di Villa di Chiavenna, che la sua giovane vita sacrifico’ da eroe nella gloriosa conquista del monte santo il 26 agosto 1917.

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