Cercando il tramonto, le stelle e l’alba sul parco delle Dolomiti

Dopo le leggendarie fatiche di Asterix eccovi l’ultima fatica del Vanni. Ok niente ipnotizzatori, niente case che rendono folli (già dato per quest’anno) e anche stavolta niente Mannekenpix (o forse l’ho già sconfitto in qualche fatica precedente???), ma una bella escursione di 2 giorni sull’incantevole e temibile PARCO DELLE DOLOMITI FRIULANE, da pronunciare con la voce di Fantozzi.

Ovviamente Fantozziana dal mio punto di vista, diciamo molto coppa Cobram, ma era pubblicizzata come escursione facile… Quindi considerata la mia preparazione fisica da ufficio e la mia poco adatta attrezzatura sono partito un po’ inconsciamente per questa avventura.
Il gruppo su un ghiaione della valle

Si parte dal centro visite di Cimolais, dove incontriamo la nostra guida, e partiamo in auto fino ad arrivare al rifugio Pordenone. Passiamo cosi gran parte della valle scavata dal torrente Cimoliana che da anche il nome alla valle. L’imponenza delle dolomiti è impressionante, come lo è anche l’erosione che l’acqua ha provocato  lavorando la roccia dalla notte dei tempi.

Campanile Gambet
Da qui iniziamo la nostra scalpinata percorrendo parte del greto del torrente fino all’inizio di val Meluzzo per poi iniziare la salita vera e propria che ci porta dai 1200m circa di casera Meluzzo ai 1780m della casera di val Menon. Salendo iniziamo a dominare la valle ammirando cosi le vette intorno a noi come il campanile Gmbet. Dopo la terza salita arriviamo un po’ cotti alla casera Val Menon, dove veniamo accolti dai due gestori Denis e Mauro e dai loro animali, Oz un bellissimo cagnone bianco e Doroti una socievole mula. 
Oz e Doroty

Chi ha le forze continua per un altro pezzo per vedere il tramonto al Campuros. Io ed altri decidiamo di tenerci le forze per il giorno successivo e per vedere le stelle stanotte d’altronde siamo in pieno periodo delle perseadi e siamo abbastanza lontani da fonti di inquinamento luminoso, se il tempo tiene lo spettacolo sarà unico. Rientrato il gruppo ci aspetta un piatto di pasta alla amatriciana e del formaggio stagionato in casera. La cena è consumata al lume di candela e dalla luce emanata dal caminetto, come da programma, niente elettricità, niente acqua calda, ci si arrangia con quel che c’è.

L’interno della casera

Cenato ci si arma di cavalletto, felpa e giubottino e si esce per vedere le stelle la nebbia. Ebbene si un capa di nuvole basse ci toglie la visuale del celo stellato. Ma d’altronde al meteo non si comanda e questi rischi vanno calcolati e non ci si può lamentare. Andiamo a  nanna, l’indomani la sveglia è per le 4.15 per andare in forcella Urtisiel per vedere l’alba. Qui però c’è stata l’unica nota negativa che ha disturbato quello che poteva essere un perfetto, anche se faticoso, fine settimana. Ordunque tra le cose che si mette in conto in una esperienza del genere è che dovendo dormire in una camerata con altre 14 persone sai che ci saranno almeno 2 persone che russano! Il giornalista che era con noi ha pensato bene di infierire parlando, insultando e accendendo la sua torcia per tutta la notte. Ok, un paio di battute erano anche divertenti e innocue e una risata collettiva ci poteva anche stare…..ma tutta la già breve notte no!

Di ritorno dalla forcela Urtisiel

Nonostante questo alle 4.15 suona la sveglia…ma la nebbia persiste, dopo un po’ di ripensamenti partiamo in 6-7 per andare a vedere l’alba. Ci incamminiamo per il sentiero appena illuminato, accidenti siamo in piena ora blu il bosco ha un colore unico e io ho deciso di lasciare il cavalletto in casera, niente foto (e questa mi rode un po). Dopo 200m di dislivello arriviamo in forcella Urtisiel, ma le nuvole ci negano anche l’alba. Come ho già scritto al meteo non si può comandare. Si torna in casera per una buona colazione, stando attenti Doroty non cerchi di papparsela al posto nostro. Intanto il sole spiazza nebbia e nuvole e ci regala una bellissima giornata.

Colazione in casera
Il Campuros

Salutiamo i gestori e partiamo per la tappa odierna, ci aspettano altri 500 metri di dislivello per poi ridiscendere a di 1000 metri.

Forcella di Val Brica
con la Fantulina

Raggiungiamo cosi il Campuros, che qualcuno aveva già visto il giorno prima per ammirare il tramonto. Il Campuros è una prateria di base torbosa a circa 1900 metri di altitudine, un paesaggio unico che dicono in tarda primavera regali una fioritura fiabesca. Saliamo per la forcella Val di Birca conosciuto anche come Fantolina (bambina) per via del monolite dalla sembianze di una bambina che la sovrasta. Scendiamo per poi proseguire per la forcella Inferno, un nome un destino, qui in miei crampi iniziano a farsi sentire, ma c’è la si può fare. Durante il tragitto incontriamo il primo stambecco, e ci rendiamo conto che sono delle primedonne. Il sentiero passava a meno di 5 metri da lui, e lui si è mosso solo quando noi c’è ne siamo andati ed abbiamo finito di scattargli le foto. Dopo una breve pausa procediamo verso la forcella del Mus dove ci fermiamo per il pranzo. Dopo un po’ arriva un discreto gruppo di 5-6 stambecchi, per nulla intimoriti della nostra presenza, Anzi si fermano a pascolare vicinissimi a noi. I cuccioli invece sembrano essere più diffidenti dei adulti. Ma attenzione, se un adulto ha un cucciolo vicino allora inizia a diventare protettivo. Inizia a guardarti in modo minaccioso e con un zoccolo gratta il terreno. Meglio fare qualche passo indietro, d’altronde noi bipedi glabri stiamo invadendo il loro territorio.

Stambecco in forcella del Mus

E’ giunto il momento, la nostra fantastica guida ci avvia per la discesa che affronto con molta calma, le forze ormai se ne sono andate e inizio a percepire un noto fastidio al ginocchio. In mio soccorso mi viene dato un bastoncino, che tra l’altro sorgerò in una banale caduta, e pian piano col il paesaggio che cambia dalle praterie di alta quota, al bosco di larici e al greto dei torrenti arriviamo al parcheggio dove abbiamo le auto.
Ma non è finita ci aspettano le tanto decantate torte di Marika, al rifugio Pordenone. E con l’ultimo sprizzo di orgoglio raggiungiamo il rifugio Pordenone.

Le torte del rifugio Pordenone

Le torte meritavano, ora si può tornare a casa per smaltire i dolori alla gambe, e con un pizzico di orgoglio per il percorso fatto. Non so se ancora ho preso troppo alla leggera la descrizione dell’escursione o se veramente la hanno venduta loro troppo facile, anche se opto per quest’ultima. Io posso solo ammettere di non aver avuto una buona preparazione e sopratutto delle calzature non all’altezza. Ma, con il senno di poi e i dolori quasi passati, mi rimmarrà il ricordo di un fine settimana trascorso in posti che la natura ha creato meravigliosi e in compagnia di bellissime persone.

Ringraziamenti
Un grandissimo grazie a Franco Polo la nostra eccellente guida, a Giovanna per il bastoncino, a tutte le persone che hanno fatto questo soggiorno naturalistico e ai gestori della casera val binon.
Un Grandissimo ringraziamento a Daniela per avermi concesso in uso la sua macchina fotografica.

Link
Parco delle Dolomiti su Wikipedia
Il sito del parco
La casera di val Binon

2 commenti su “Cercando il tramonto, le stelle e l’alba sul parco delle Dolomiti”

  1. Ciao, io avevo avuto dei sospetti dopo che C. mi aveva detto alcune cose delle salite, ma mai avrei pensato che… è giovedì e mi pizzicano ancora i polpacci facendo le scale!!!
    Io non sono allenata, ma ce l'abbiamo avuta lunga.

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